Anemia ed ospedalizzazione nei cani e gatti critici

In questo nuovo blog di aggiornamento bibliografico, vorremmo sottoporvi questo recente articolo pubblicato sul Journal of Veterinary Internal Medicine, in cui gli autori hanno studiato l'incidenza dell'anemia nei pazienti ospedalizzati in condizioni critiche, oltre alla possibile correlazione con procedure mediche e chirurgiche.

Tratto da: Hospital-acquired Anemia in Critically Ill Dogs and Cats: A Multi-Institutional Study

 Linch A.M et al. – Journal of Veterinary Internal Medicine 30: 141-146; 2016

 
  • L’anemia rappresenta un rilievo laboratoristico comune nel paziente critico. Eziologia, entità e cronicità dell’anemia influiscono le strategie terapeutiche del paziente, ed in particolare eventuali pratiche trasfusionali.

  • L’anemia del paziente ospedalizzato rappresenta un rilievo frequente nelle unità di terapia intensiva degli ospedali umani. Flebotomie ripetute, scarsa risposta del midollo ematopoietici ed uno stato di iposideremia cronica, sono responsabili dello sviluppo di anemia in pazienti umani.

  • Le informazioni in medicina veterinaria sono limitate. In uno studio nel gatto è stata dimostrata l‘insorgenza di anemia nel 74% dei pazienti che non erano anemici al momento dell’ospedalizzazione. Gli stessi pazienti necessitavano di un periodo di degenza maggiore rispetto ai non anemici.

  • In questo lavoro è stata pertanto studiata la prevalenza dell’anemia, l’associazione tra sviluppo di anemia, flebotomie, pratiche trasfusionali, durata dell’ospedalizzazione ed esito finale.

  • Sono stati inclusi 688 cani e 163 gatti. 567 pazienti erano affetti da patologie mediche e 284 da patologie chirurgiche.

  • Al momento dell’ospedalizzazione, la prevalenza dell’anemia era del 32% (272/851), presente nel 30% di cani (210/688) e nel 49.7% (81/163) di gatti. Al momento della dimissione (fine ospedalizzazione), la prevalenza dell’anemia saliva al 56.3% (479/851), presente nel 57.1% (393/688) di cani e nel 52.7% (86/163) di gatti.

  • I gatti erano significativamente più a rischio di sviluppare anemia rispetto ai cani, ma questi ultimi, se sviluppavano anemia, era meno probabile che sopravvivessero dopo la dimissione. Il rischio di sviluppare anemia nel corso dell’ospedalizzazione era significativamente maggiore nei soggetti ospedalizzati per motivi chirurgici, rispetto a quelli per motivi medici.

  • I pazienti che si anemizzavano durante l’ospedalizzazione subivano un numero significativamente superiore di prelievi di sangue (flebotomie), rispetto a quelli che non sviluppavano anemia.

  • Concludendo:

  1. Lo studio in oggetto conferma che l’anemia rappresenta evenienza frequente nel paziente ospedalizzato nelle unità di terapia intensiva, nonostante l’elevata prevalenza al momento dell’ospedalizzazione.

  1. Sembra si verifichi un’apparente associazione tra l’insorgenza o il peggioramento dell’anemia ed i successivi e continui prelievi di sangue (flebotomie). Tale rilievo giustifica approfondimenti relativi all’impatto reale dei prelievi di sangue (in termini sia di numero, sia di volume di sangue prelevato).

  1. L’esito finale nei cani che tendevano a sviluppare anemia era con più frequenza infausto, rispetto ai gatti.

  1. Sembra opportuno e prudente istituire misure atte a limitare l’anemia in corso di ospedalizzazione nel paziente critico, quali ad esempio prelevare piccole quantità di sangue, limitando pertanto la quantità di sangue prelevato all’essenziale.

 

 Per chi fosse interessato vi alleghiamo un PDF riassuntivo del lavoro oltre all'articolo originale. Buona lettura.

Ugo Bonfanti