Cari colleghi, il caso clinico della scorsa settimana mi ha dato uno spunto per parlare di una patologia, o meglio un gruppo di patologie assai frequenti quanto trascurate e sottostimate: le poliartriti immuno-mediate.
Quante volte ci capitano cani con sintomatologia aspecifica, febbre persistente, riluttanza al movimento e non riusciamo a trovare il bandolo della matassa? Spesso sono soggetti giovani. Spesso hanno come uniche alterazioni di laboratorio un quadro infiammatorio aspecifico evidente agli esami ematobiochimici. Ebbene molti di questi pazienti sono affetti da poliartrite immuno-mediata, patologia sottostimata quanto comune.
Uno degli errori più comuni che vengono fatti dai clinici, è di escluderla per il semplice fatto che il paziente non zoppichi e non presenti gonfiore articolare. Questi due sintomi sono infatti spesso assenti nei cani con poliartrite.
Ancora più complesso il discorso del gatto, in quanto i felini nascondono bene il dolore e spesso l'unica manifestazione di poliartrite è la febbre e/o la riluttanza al movimento.
La diagnosi di queste patologie è basata sull'esame citologico e microbiologico dei liquidi sinoviali di articolazioni multiple. La diagnosi è essenziale in quanto deve escludere innanzi tutto delle forme infettive batteriche (poco frequenti, che andrebbero quindi trattate con antibatterici) e deve essere seguita da una appropriata terapia immuno-soppressiva.
Un'altra cosa che viene spesso sottostimata dai clinici e che la poliartrite immuno-mediata colpisce anche i gatti, anche se con frequenza inferiore. Nei felini la poliartrite è spesso in forma erosiva (al contrario del cane), colpisce spesso i maschi e conduce nelle forme croniche trascurate a gravi alterazioni morfologiche e funzionali delle articolazioni colpite.
L'esame del liquido sinoviale mostra una flogosi neutrofilica asettica (vedi esempio a fianco). Dato che non è possibile essere certi di quali articolazioni risulteranno affette, è importante ricercare queste alterazioni citologiche in tutte le articolazioni campionabili mediante artrocentesi.
Quindi ricordatevi sempre di considerare questa patologia nelle vostre diagnosi differenziali, soprattutto nei pazienti con febbre di origine sconosciuta, e ricordatevi: è molto più frequente di quel che si crede, per cui siate sempre propositivi nell'eseguire le artrocentesi diagnostiche nei casi sospetti. Allorché la diagnosi viene confermata dalla citologia e dalla negatività all'esame batteriologico, bisogna poi ricordarsi che la maggior parte di queste infiammazioni è idiopatica, la restante parte può essere secondaria a reazioni avverse a farmaci, a infezioni (soprattutto quelle trasmesse da vettore), a neoplasie o a enteropatie croniche. Quindi queste potenziali cause vanno indagate approfonditamente.
Walter Bertazzolo