Virus vaccinali e di campo nel cane: possiamo distinguerli?
Nella pratica clinica può accadere di ricevere in visita un cane, specie cucciolo, con sintomi clinici sovrapponibili ad una malattia virale per la quale era stato vaccinato alcuni giorni prima. Nel caso della parvovirosi è abbastanza frequente che cuccioli vaccinati di recente tornino in visita con sintomi di gastroenterite emorragica, mentre più sporadicamente si osserva la comparsa di una forma neurologica dopo la vaccinazione per cimurro.
Pur nella consapevolezza che i vaccini utilizzati nel cane sono sicuri, per cui non si osserva, in genere, una reversione di virulenza dei ceppi vaccinali, si pone comunque un problema diagnostico, in quanto i vaccini per la profilassi delle principali malattie ad eziologia virale del cane (parvovirosi, cimurro ed epatite infettiva) sono allestiti con ceppi vivi attenuati, in grado di replicare nell’organismo dopo l’inoculazione, di causare viremia e di essere escreti per un periodo di tempo variabile a seconda del ceppo vaccinale. Nel caso della parvovirosi, per esempio, l’escrezione con le feci del virus vaccinale, determinata mediante real-time PCR (PCR quantitativa), può avvenire in maniera continuativa anche per 3 settimane dopo la vaccinazione, mentre per il cimurro, pur non esistendo studi approfonditi, si ritiene che l’escrezione del virus vaccinale sia saltuaria e di minore durata. Per quanto riguarda, invece, l’epatite infettiva del cane, il problema non si pone, in quanto la vaccinazione è effettuata con un ceppo di adenovirus del cane tipo 2, l’agente della laringotracheite infettiva del cane, oggi considerato uno dei tanti responsabili della malattia infettiva respiratoria del cane (la vecchia tosse dei canili).
In presenza di segni clinici comparsi nei giorni successivi alla vaccinazione e di positività diagnostica per parvovirus o virus del cimurro, si rende pertanto necessaria una discriminazione tra virus vaccinale e virus di campo, per comprendere se la positività sia dovuta alla presenza nel campione clinico del virus contenuto nel vaccino oppure del virus patogeno.
Questa discriminazione, in passato impossibile o per lo meno molto laboriosa, è oggi resa possibile dalle nuove tecniche di biologia molecolare, che, sfruttando le differenze genetiche esistenti tra questi virus, utilizza oligonucleotidi (primer e sonde) specifici per i virus vaccinali e per quelli di campo.
L’identificazione del ceppo è effettuata per il parvovirus del cane mediante alcuni test real-time PCR con sonde "minor groove binder" (MGB) marcate con diversi fluorofori ed in grado di rilevare anche mutazioni singole nel genoma virale. Nel caso del cimurro, invece, è utilizzata una metodica di seminested PCR sul gene della emoagglutinina, la quale produce amplificati di dimensione diversa a seconda del genotipo di appartenenza del ceppo, tenendo presente che i vaccini attualmente in commercio sono allestiti con stipiti del lineaggio America-1 (non più circolante nella popolazione canina).
Le matrici utilizzabili per l'esecuzione di questi test sono:
Parvovirosi: feci (senza particolari accorgimenti per il trasporto e conservazione)
Cimurro: in fase acuta/sub-acuta le marici utilizzabili sono il sangue, le urine o i tamponi da apparato respiratorio o oculari. In fase cronica e con coinvolgimento neurologico, si possono usare le urine o il liquor cefalorachidiano.
Nicola Decaro, DVM, PhD, Dipl. ECVM, Professore Ordinario di Malattie Infettive degli Animali, consulente MYLAV
Dipartimento di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Bari
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Foto W. Bertazzolo: corpi inclusi intra-citoplasmatici eosinofili del cimurro nei leucociti.