Cari colleghi, da questo mese, negli esami citochimici dei versamenti cavitari, forniremo anche la misurazione dell'attività dell'enzima LDH (lattato-deidrogenasi).
Perchè? Scopriamone insieme i segreti in questo blog e le informazioni utili che questo analita ci può dare.
Un recente articolo (Smuts et al Vet Clin Pathol 2016; 45(4): 680-688) ha mostrato quali possono essere i vantaggi nella misurazione dell'LDH nei liquidi cavitari: essendo rilasciato dalle cellule (eritrociti, cellule infiammatorie, cellule neoplastiche, ecc.) la sua concentrazione tende ad essere elevata nei campioni che hanno una eziopatogenesi infiammatoria (essudati), neoplastica o emorragica. Viceversa nei campioni di natura trasudatizia la concentrazione dell'LDH risulta molto più bassa. Pertanto l'attività dell'enzima può risultare particolarmente utile nella corretta classificazione di quei versamenti in cui è difficile distinguere tra una patogenesi infiammatoria (essudati) e trasudatizia (quindi legata a fenomeni da stasi o da discrasie proteiche), utilizzando i criteri classici (concentrazione proteica, conta cellulare, citologia).
Basandoci sui dati pubblicati e su nostre valutazioni interne, attualmente consigliamo le seguenti linee guida interpretative (utilizzabili con il nostro metodo biochimico interno):
Trasudato povero in proteine (trasudato puro): ha solitamente valori di LDH molto bassi, solitamente di poche decine di UI/l, raramente di 200-300UI/l
Trasudato ricco in proteine (trasudato modificato): ha solitamente valori di LDH di alcune centinaia, quasi mai al di sopra dei 1000 UI/l
Essudati e versamenti neoplastici: hanno solitamente valori di LDH molto superiori a 1000 UI/l, spesso anche di parecchie migliaia
Versamenti emorragici: possono avere valori variabili, da diverse centinaia di UI/l a diverse migliaia, probabilmente in relazione alla quantità di RBC e cellule nucleate presenti nel campione